“Quando il Veneto Tornò a Respirare”
Por Norma De Marchi Assunção
Io sono il vento che soffia da secoli tra le pietre delle ville di Vicenza, sui tetti di Verona, nei canali silenziosi di Venezia…
Ho visto imperi andare e venire.
Ho visto re che parlavano lingue straniere imporre regole a un popolo che voleva solo vivere con dignità.
Ho visto il cuore del Veneto sanguinare in silenzio, mantenendo viva la fiamma dell’italianità, mentre sventolavano bandiere che non gli appartenevano.
Ma poi… arrivò il 1866.
Il tempo in cui il sussurro divenne clamore.
In cui i figli dell’Italia cominciarono ad alzarsi con coraggio e onore, per dire:
“Basta. Siamo noi a dover guidare il nostro destino.”
La guerra rimbombava come tuono nelle valli…
Non solo nelle armi, ma nei cuori.
La Prussia stringeva l’Austria al nord.
E gli italiani, pur barcollando nelle battaglie, tenevano salda la speranza.
Finché la vittoria non arrivò solo con la spada,
ma anche con la diplomazia,
con la forza di un’idea maturata negli anni:
un’Italia unita.
E così, un documento ufficializzò ciò che era già verità nelle anime!
Il Veneto tornava nel grembo della Madre Italia.
Fu indetto un plebiscito, come per chiedere al popolo ciò che il cuore già gridava:
“Volete essere parte dell’Italia?”
E le voci, anche se timorose, risposero: “Sì.”
Quel giorno, anima amata che mi ascolti,
il Veneto tornò a respirare.
Non solo l’aria delle montagne…
ma l’aria della libertà, dell’identità, dell’appartenenza.
E io, il vento antico, continuo a soffiare tra le finestre e i vicoli…
portando nelle brezze la memoria di quel ritorno.
Sussurrando ai discendenti:
“Ricordate da dove venite.
Onorate coloro che hanno atteso per generazioni.
E camminate leggeri… ma con radici.”
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